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Vivere con l'ansia.

  • Immagine del redattore: veronicagriguoli
    veronicagriguoli
  • 29 lug 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 mag 2021

Come la parola stress, ritengo che anche la parola ANSIA sia abusata nel nostro linguaggio comune, tuttavia chi di noi può dire di non averla mai provata?

In realtà come spesso mi ritrovo a ripetere ai miei pazienti, l'#ansia è solo un'estremizzazione della paura e ha comunque come le altre emozioni aspetti funzionali. Evolutivamente parlando, l'ansia fa si che in previsione di un stimolo non specificato e quindi non prevedibile mettiamo in moto una certa quantità di risorse per affrontarlo, questa "giusto grado di ansia" ci permette di essere poi più performanti di fronte al verificarsi dello stimolo, tuttavia come per la rabbia, oltre una certa soglia questa specie di "preparazione" al peggio, diventa disfunzionale, perché limita le capacità di prendere in considerazione alternative possibili per la stessa situazione.



La parola #ansia, deriva dal latino angere ossia “stringere”. Proprio l’idea di costrizione, di imbarazzo e di incertezza sul futuro che i pazienti descrivono parlando di ansia. L’#ansia, infatti, è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi, almeno apparentemente, ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo.

L'ansia si manifesta con sintomi e pensieri specifici. Le forme fisiologiche dell'ansia sono:

  • aumento del battito cardiaco.

  • aumento della concentrazione per affrontare la minaccia.

  • attacco – fuga.

Nel dettaglio, la sintomatologia ansiosa, che si manifesta con maggiore gravità nel Disturbo di Panico (DAP), comprende: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, aumento della sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento, brividi o vampate di calore, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o “impazzire” e paura di morire.


E' normale quindi che chiunque provi questo tipo di sintomatologia non veda l'ora di sbarazzarsene e non pensarci più. Purtroppo non esistono vere e proprie bacchette magiche in quanto anche l'utilizzo di ansiolitici in prevalenza benzodiazepinici comporta dei possibili effetti collaterali. La #psicologia #cognitivo-#comportamentale si è rivelata molto efficace nel trattamento dei disturbi legati all'ansia, inoltre, se a questa si associa anche il trattamento con il #biofeedback si lavora su tutte le componenti che caratterizzano l'ansia, ovvero non solo quelle cognitive e comportamentali ma, anche quelle fisiologiche.


Se ti interessa l'argomento e vuoi saperne di più seguimi sulla pagina Facebook "Un gomitolo di pensieri" oppure mandami un messaggio o una mail, sarò felice di poterti aiutare.


A presto!


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