Biofeedback: uno strumento come ponte di dialogo tra corpo e mente.
- veronicagriguoli
- 18 nov 2020
- Tempo di lettura: 2 min
- Scopriamo cos'è e a cosa si applica.
Quando corpo e mente collaborano ciò che possiamo fare ha ben pochi limiti.
Il #biofeedback si basa sull’’assunto che le persone possano migliorare il proprio benessere psicofisico e/o le proprie prestazioni professionali, sportive o artistiche imparando ad autoregolare le proprie funzioni corporee. Questo perché, come suggerisce la neurofisiologia e la psicologia somatica non esiste una netta separazione tra mente e corpo, al contrario essi interagiscono in un continuo scambio di informazioni a cui si associano anche gli stimoli provenienti dall'ambiente esterno.
Se ricordi nell'articolo sullo stress, avevamo visto come fosse necessario un "giusto" quantitativo di stimolazione affinché il nostro sistema nervoso si attivasse per produrre una risposta, l'eustress. Ebbene, questo stress produce una serie di effetti sull'intero organismo, in particolar modo sul sistema nervoso autonomo (SNA) ovvero l'insieme di ramificazioni nervose che si trovano al di fuori della nostra calotta cranica e che innervano tutto il nostro organismo, compresi gli organi interni.
Le attuali conoscenze suggeriscono che, con il biofeedback possono essere misurati e regolati diversi parametri biologici (la tensione muscolare, la temperatura cutanea, l’attività elettrica della pelle, la pressione arteriosa, la respirazione toracica e addominale, la frequenza cardiaca, l’attività delle onde cerebrali (neurofeedback)), tali parametri subiscono l'effetto dell'attivazione del SNA. Quando in situazioni critiche, ci troviamo di fronte a un distress (la forma nociva dello stress), tali parametri perdono il loro equilibrio di autoregolazione; accade quindi che ad esempio iniziamo ad avere dolore in vari distretti muscolari causati da un'eccessiva tensione, oppure ci ritroviamo a soffrire di mani e piedi sempre freddi o ancora soffriamo di emicranie muscolo-tensive o di bruxismo.
Il biofeedback consiste nell'utilizzo di apparecchiature che amplificano e convertono le variazioni dei processi fisiologici interni in segnali esterni di tipo visivo o acustico. La presenza di un'interfaccia, ovvero di un feedback, aiuta la persona nel processo di apprendimento di nuovi schemi autoregolatori dei propri parametri psicofisiologici, attraverso anche una maggiore consapevolezza dei propri stati interni e quindi a un miglior autocontrollo dei propri indici di attivazione.
Sono diversi ormai gli studi scientifici che hanno rilevato come il biofeedback possa costituire una valida ed efficace alternativa terapeutica all’uso di farmaci nel trattamento di vari disturbi, tra cui l’ansia, l’ipertensione, la cefalea di tipo tensivo, l'emicrania, i disturbi psicofisiologici stress-correlati, l’insonnia, il deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD).
La caratteristica di non-invasività e l'assenza di effetti collaterali, il coinvolgimento attivo della persona nella propria terapia e la possibilità di generalizzare le abilità apprese al contesto di vita quotidiano, insieme a una sempre più convincente base di scientificità degli interventi costituiscono un notevole punto di forza di questo metodo.
Una volta superato l'impatto con i diversi sensori, attraverso dei training di apprendimento, la persona diventa in grado di riacquisire la propria autoregolazione vagale e di risolvere i propri sintomi con relativa velocità (all'incirca nell'arco di 8-12 sedute).
Da diverso tempo ormai, ho integrato questo strumento all'interno della mia pratica clinica, constatando così in prima persona la sua efficacia, quindi se sei curioso di saperne di più o vuoi conoscere meglio questa tematica, fatti avanti e contattami sarò molto felice di parlartene.
A presto!
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